Marco Olmo, il
"nobile faticatore del deserto"
Marco Olmo è un ultramaratoneta,
cinquantasettenne, nato l’8 ottobre 1948, ad Alba, in provincia
di Cuneo ed oggi residente nel paesino di Robilante.
Dopo le scuole elementari per ragioni economiche abbandona gli studi e
diviene contadino e poi boscaiolo; quindi a 20 anni autista di Tir, a
28 operatore di movimento, attività che espleta fino
all’età di 53 anni, prima della pensione; approda alla corsa
all’età di 26 anni, poi pratica anche lo sci di fondo con la
partecipazione alla Marcialonga e la vittoria nella gara internazionale
“3 rifugi”; nel 1996 scopre il deserto, divenendo uno dei più
grandi specialisti delle corse estreme;
questo il suo curriculum: Gran
Raid Du Cro-Magnon (Italia-Francia) nel 2001-2002, 2003, 2004, 2005;
Desert Marathon (Libia): 1° nel 1998, 1999, 2000. 5° nel 2002;
nei Dieci Comandamenti (Egitto) 1° nel 2001; Verdon Trail
(Francia): 1° nel 1999, 3° nel 2000 e 4° nel 2001; Marathon
des Sables: 3° nel 1996, 3° nel 1997, 4° nel 1999, 7°
nel 2000, 4 ° nel 2002, 6° nel 2003, 7° nel 2004, 8°
nel 2005; Desert Cup (Giordania): 1° nel 2000, 2001, 2002 e 2003.
Non ha mai corso un gara sui 42,195 km, ma sulla mezza maratona vanta
un ottimo 1h17’. E’ tesserato nel G. S. Roata Chiusani.
Afferma: “A me piace correre. E correre nel deserto è la cosa
più immediata che ci possa essere. Il deserto era lì
prima del tartan e delle strade di New York, quindi una corsa nel
deserto è più naturale della New York City Marathon”.
Ricorda la frase di C. De Foucald: “Chi va nel deserto non è
più lo stesso”.
Quindi il deserto è il luogo dove si possono conoscere ambienti
prima non conosciuti, e sperimentare situazioni nuove, ed al contempo conoscere meglio sé stessi.
In fondo chiunque vive tali esperienze, ne custodisce memorie
indimenticabili, altamente gratificanti e costruttive come atleta ed in
generale come persona. Tra queste gare quella per lui più
suggestiva è il Grand Raid Du Cro-Magnon, poi la Desert Cup che
si corre nel Mali più che in Giordania, gara dove il suo amico
milanese Paolo Cubani nel vederlo vincere signorilmente, lo ha definito
un “antico cavaliere solitario”. Fiero di avere ottenuto i suoi
successi con il sudore della fronte, pur provando una certa amarezza
per la mancanza di inviti alle gare, in quanto non ha sponsor, preferendo non
sfruttare le amicizie, poiché ciò non rientra nel suo
modo di intendere la vita. Si considera appartenente alla schiera di
italiani denominata “nuovi poveri”.
Pur apprezzando la solitudine, rifugge l’immagine che alcuni gli
attribuiscono di “orso cuneese”, riconoscendosi nella categoria di
coloro che partecipano alle gare nel deserto per sopravvivenza,
piuttosto che per spirito di avventura. Ma si accorge che negli
accampamenti nel deserto si trova bene con la gente.
Non ha un tecnico allenatore al suo fianco e non fa’ uso di tabelle
particolari, preferendo affidarsi al suo istinto. Il suo allenamento
attualmente prevede 1h30’-2h di corsa
giornaliera, prevalentemente su terreno collinare. In vicinanza di gare
lunghe come le ultramaratone, si prepara aggiungendo sedute anche di 5h di corsa, alternata al cammino,
sempre su percorsi ondulati, che facilmente trova nel paese nel quale
risiede. E’ persuaso che una buona condizione fisica ha come
corrispondenza una “testa” efficiente; asserisce con convinzione che la corsa è una vera e propria
“medicina”.
Per quanto riguarda i suoi dati fisici, Marco è alto 1,81 cm e
pesa 66 kg. Ha appena 34-35 battiti al minuto a riposo, ed un aspetto
da longilineo “onesto faticatore”.
Marco Olmo è rigoroso nelle sue abitudini alimentari e nello
stile di vita; viene chiamato “filosofo
vegetariano”, approdato al vegetarismo per “motivi di salute,
poi è diventata una forma di religione, un modo di vedere con
occhi diversi il mondo.
Un animale per me non è un
pasto, ma un essere vivente. E con il vegetarianesimo si
risolverebbe gran parte della tragedia della fame nel mondo”.
Non consuma carne da circa 20 anni, seguendo inizialmente un
naturopata. “In seguito i miei punti di vista cambiarono e cominciai a
vedere gli animali come miei simili. Non faccio un’alimentazione
particolare, ma orientata sui prodotti locali come i nostri antenati,
patate, castagne, pane, pasta, polenta, un po’ di formaggio, come
condimento olio extravergine d’oliva”. La sua è quindi
un’alimentazione vegetariana, quasi
vegana, che non prevede l’assunzione di integratori né di farmaci
e quando ha qualche acciacco preferisce affidarsi ad un pranoterapeuta
e lasciare che l’organismo recuperi naturalmente. Tale dieta personale
lo aiuta nel raggiungimento dei suoi risultati sportivi veramente
straordinari: per tutti un esempio di onestà verso sé
stessi e verso gli altri.
Marco ci ha anche gentilmente
rilasciato l'intervista standard
Testo a cura di Stefano Severoni, socio della Società
Scientifica di Nutrizione Vegetariana
articolo su Marco Olmo su news2000